Ansia da prestazione o blocco della performance
La vita ci mette costantemente alla prova.
A tutti sarà capitato di trovarsi a dover fare qualcosa e sentirsi bloccati, non riuscire a partire o una volta partiti non riuscire ad andare avanti.
Talvolta la paura di non vincere ci spinge a rinunciare seguendo la filosofia del “se non vinco non gioco!” Ma riflettiamoci bene. E’ quando non giochi che perderai comunque!
I testi di motivazione personale tendono a cercare di motivare e convincere ad avere fiducia in noi stessi prima di conquistarla. Ma non abbiamo fatto i conti con l’ansia da prestazione che dimostra inevitabilmente il contrario. Più ricerco la certezza della vittoria e più mi controllo, più mi controllo e più blocco le mie risorse. Questo può essere vissuto come un grande fallimento.
Si instaura cosi un circolo vizioso che sfocia di solito in due possibilità:
Questo è vero nello sport, nella musica, negli esami, nei rapporti sessuali, in amore, nelle relazioni in generale e in tutte quelle situazioni nelle quali è prevista una performance o una scelta importante.
La paura di fallire ci impedisce di realizzare ciò che dobbiamo, di raggiungere un risultato. E intanto cala la motivazione entrando in una spirale che ci porta ad abbandonare. Le cose da fare restano sempre lì, nessuno le fa al nostro posto, bisogna uscire da questa situazione.
Tra i blocchi più frequenti ci sono:
Il più delle volte il blocco è provocato da inesperienza. Il non sapere cosa fare o il non aver mai affrontato quella specifica situazione o la scarsa fiducia in se stessi per il senso di inadeguatezza derivante, innesca la paura di fallire.
Una persona bloccata non fa oppure non rende per quello che può.
In questi casi è proprio la strategia che aiuta nell’immediato che finisce per aumentare il blocco.
I tentativi di soluzione fallimentari messi in atto da chi ha un blocco della performance o ansia da prestazione sono:
Tutto ciò, anche se nell’immediato apporta sollievo, sembra salvare, in realtà nel tempo non solo non cambia le cose ma finisce per peggiorarle.
Il blocco della performance o ansia da prestazione può toccare qualsiasi ambito. Possiamo sperimentare un primo fallimento che innescherà il dubbio “è finita la magia, forse non sono più capace…” o la paura che tutto possa ripetersi. Cercheremo di porre rimedio al “disastro” ma dopo un po’ ci rendiamo conto che i tentativi non portano da nessuna parte.
Nello specifico chi ha un blocco della performance, come i fobici, è intrappolato in una sorta di circolo vizioso, in cui pensa:
“ora non sono pronto, non sono sicuro, lo faccio la prossima volta”.
Sono quelle frasi che portano ad evitare. Evitamenti che alimentano evitamenti! Evitamenti che allontanano sempre più da quello che si vuole, che aumentano l’incapacità e la paura di non farcela.
Ed è allora che si comincia a pensare che nulla deve essere lasciato al caso. Bisogna essere preparatissimi, prontissimi, avere il “controllo assoluto”. Puntualmente, però, si scopre che si è trascurato ancora una volta qualcosa di importante. Ne consegue un aumento dell’ansia e la ripetizione di errori.
Se si cerca l’auto-controllo, si finisce per rendere artificiale ciò che sarebbe dovuto essere naturale;
Se si cerca di fare di più e/o con più rigore, seguendo l’idea: “se mi impegno di più e più seriamente sarò più pronto la prossima volta”, si finisce per non affrontare e per trasformare un piacere in tortura;
Se ne parliamo con qualcuno in una maniera più o meno diretta (parenti, amici, colleghi, o anche sconosciuti) per essere capiti, per togliersi un peso, per cercare qualche forma di aiuto, per essere rassicurati, si scopre di non essere compresi a fondo e di non riuscire a trovare la forza in noi stessi.
E’ noto ormai da tempo che grandi atleti e i top manager delle migliori aziende usano tecniche di respirazione, yoga, meditazione, ipnosi, etc. per migliorare la propria performance. Purtroppo non esiste un modello ripetitibile, predittivo ed efficace che produca risultati concreti ed efficienti esattamente nel momento che vogliamo.
La verità è che se si vuole vincere, dobbiamo cambiare la nostra mente, il successo è una scelta. Tutti i grandi campioni sanno che il gioco mentale è la chiave, ed è il potere più grande. La verità è che l’unica costante al mondo è il cambiamento.
La terapia strategica è unica in questo. Facendo leva sulla costante del cambiamento, intrinseco in ogni uomo, garantirà alte prestazioni in ambito sportivo, aziendale, manageriale.
Per chi volesse risolvere questo tipo di disturbo, o anche solo per chi volesse trasformare i propri limiti in risorse per migliorare la performance, qualunque essa sia, l’approccio strategico adotta delle particolari modalità di intervento che forniscono strumenti concreti e risultati tangibili in poche sedute.
Più che cercare di rispondere al “perché”, l’intervento strategico punta a risolvere e a far superare il blocco.
Si lavora seguendo due vie in parallelo:
La terapia si svolge ogni due settimane, in questi casi lo sblocco avviene dopo la seconda terza seduta.
Una donna manager ha visto un collega interrompere un discorso in pubblico a causa di una crisi d’ansia. Da allora ha paura che capiti anche a lei e ha il terrore di parlare in pubblico.
‘Chiunque si metta a voler controllare le proprie funzioni fisiologiche, finisce per alterarle proprio mediante il tentativo di controllarle.
In questi casi quindi si deve spostare l’attenzione del soggetto durante la sua performance dal controllo di sé a qualche altro fenomeno.
Alla donna venne ingiunta la seguente semplice prescrizione. «Alle prossime sue uscite in pubblico, intendo quando lei si troverà a presentare una delle sue relazioni a una convention di manager, esegua quello che ora le chiedo. Cerchi, nell’ora prima della sua presentazione di portare alla sua mente tutte le peggiori possibili fantasie che riesce. Concentri in questa prima ora tutta la sua ansia, così ne avrà molta meno dopo. Poi al momento di parlare dichiari prima di tutto: “Cari colleghi, vi prego di scusarmi in anticipo se durante questa mia presentazione, potrà capitare che io arrossisca, cominci a sudare o perda il filo del discorso, perché, sapete, sono molto emozionata”. Dopo di che vada avanti con la sua relazione.